Fattura elettronica per tracciare i consumi energetici: ecco come

classificazione energeticaUna delle possibilità date dalla fatturazione elettronica, su cui mi sembra importante riflettere ora, è la gestione dei dati contenuti nel tracciato XML; prendiamo come esempio i contratti delle utenze (gas, acqua, energia, telefono), nelle cui fatture, tra i dati presenti nel tracciato XML, ci sono quelli relativi ai consumi effettuati nel periodo di riferimento.

Come avviene di solito il monitoraggio di questi dati?

In assenza di un software specifico, che quasi nessun ente possiede, la rendicontazione dei consumi e delle relative somme spese, suddivise per immobile e/o per centro di costo nella maggior parte dei casi o non viene fatta, oppure un operatore tiene traccia dei dati in modo manuale – utilizzando schemi cartacei o tabelle –  con evidente spreco di tempo.

Qualsiasi contratto di utenza contiene dei dati che consentono di associarla in modo univoco all’edificio e al tipo di fornitura: ad esempio, nel caso dell’energia elettrica, ciascun contratto ha sia il codice utente (che contraddistingue l’ente titolare del contratto) e sia il codice POD (punto di prelievo), cioè il punto a cui il venditore “consegna” l’energia.

Ad ogni edificio può essere associato uno o anche più POD, e a ciascun POD periodicamente corrispondono dei consumi, indicati sia attraverso l’unità di misura specifica per il tipo di utenza e sia attraverso la somma da pagare, contenuta nella fattura.

I dati sopra indicati erano già comunque contenuti nella fattura cartacea, e se assumiamo che gli stessi dati siano inseriti e correttamente gestiti anche nella fattura elettronica, queste operazioni si possono trattare in modo “automatico”, ovviamente a condizione che si siano impostate delle tabelle di riferimento per trattare i dati nel modo desiderato.

 

Quali sono i vantaggi?

Il tema dell’energia e dell’utilizzo delle risorse naturali è sempre più importante, e richiede una sempre più costante attenzione delle Amministrazioni, in primo luogo proprio rispetto agli edifici di cui è proprietaria e di cui paga le spese di gestione.

Al tema delle risorse può essere quindi affiancata una gestione del monitoraggio dei consumi degli immobili, in relazione all’utilizzo che ne viene fatto (destinazione d’uso) e ad eventuali fonti di energia alternative presenti; a questo si possono aggiungere dati riferiti alle operazioni di ottimizzazione energetica degli immobili, tra cui anche la certificazione rilasciata secondo i parametri contenuti nella normativa specifica.

Il presupposto per la corretta lettura di questi dati è che ci sia una base dati degli immobili comunali, che contenga riferimenti specifici, tra cui quelli relativi all’epoca di costruzione e alle eventuali successive modifiche strutturali.

I dati di questa rilevazione – se adeguatamente georeferenziati con l’indicazione delle coordinate – potrebbero poi essere trasferiti su mappa e pubblicati in formato aperto: le politiche energetiche, in primis degli immobili delle PA, possono costituire un primo tassello importante dell’educazione “energetica” dei cittadini, che passa anche dal rendere conoscibili a chiunque quanto l’Amministrazione spende per gestire i propri immobili, e su quanto ha investito per la riqualificazione energetica e quanto è il ritorno dell’investimento.

A questo proposito, nel 2015 è stato effettuato uno studio di fattibilità per la pubblicazione dei dati in formato aperto da parte delle amministrazioni comunali, e tra i dati ritenuti interessanti per la pubblicazione rientrano proprio quelli relativi al settore dell’energia.

Apparentemente questi tre elementi – Fattura Elettronica, Energia e Open Data – sembra che non abbiano nessun collegamento tra loro:  invece costituiscono un bell’esempio di come la digitalizzazione della PA possa avere delle conseguenze inaspettate e positive, sempre nell’ottica di una grande trasparenza, per la condivisione delle informazioni e del miglioramento continuo.

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